Confini dei comuni di Valle dei Signori e Valle dei Conti

ARCHIVIO COMUNALE VALLARSA

TERMINAZIONE DEI CONFINI DEI COMUNI DI VALLE DEI SIGNORI E VALLE DEI CONTI CON AGGIUNTA GRAZIA DI ESENZIONE DA GRAVAMI
1343

(Storica di don Ivo Leonardi)

Nel nome di Cristo. Amen. Giovedì 29 del mese di marzo 1343. Verona, contrada di Santa Maria Antica, nel palazzo del magnifico e potente signore signor Mastino Grande della Scala, signore di Verona, Vicenza, Treviso, Feltre, Cividale e Belluno, seduto vicino al caminetto della sala della sua residenza.

Presenti i nobili signori: Bailardino de Nogaroli, signor Francesco de Dravi, signor Proveo de Giusti, cittadini di Verona; e i nobili uomini signori: Nicolò de Luschi e Guglielmo de Pagetti e Giovanni Francesco de Porto, cittadini di Vicenza, e una moltitudine di popolo astante.

Il magnifico e potente signor Mastino diede ordine di sua propria bocca a me Antonio Ornandini notaio e cancelliere del suddetto signore di redigere certe terminazioni fatte su mandato di detto magnifico signore insieme con una certa grazia concessa ai suoi fedeli sudditi, e precisamente al comune e agli uomini di Valle dei Signori e al comune e agli uomini di Valle dei Conti, i quali uomini stavano genuflessi davanti al predetto signore, insieme con il signor Bernardino Valmarano e il signor Gabriele da Porto, nella loro qualifica di sindaci e procuratori dei suddetti uomini; e precisamente: da Valle dei Signori: Giacomo da La Piazza sindaco e Leonardo da Staro decano, Gaspare Zuf e Michele da Sarceno consiglieri; e da Valle dei Conti: Antonio da Coda di volpe sindaco, Gaspare da Collo decano, Antonio da Rovana e Francesco da Gano consiglieri.

Le terminazioni fatte risultavano scritte per mano di Giovanni Francesco de Confalonieri da Verona, notaio, in un foglio di carta bambagina anch’esso presentato.

Il loro tenore era il seguente.
Nel nome di Cristo. Lunedì 2 del mese di settembre. (1342) In Valle dei Signori, delle montagne del distretto Vicentino, in contrada della Piazza. Presenti: l’egregio signor Francesco Venato e Francesco de Luschi e il signor Leonardo Parcello, cittadini di Vicenza conosciuti, come dissero, dalle stesse parti.

Su mandato del signor Bailardino de Nogaroli, incaricato di fare questa terminazione dal magnifico e potente signore Mastino della Scala, fu dato ordine a Flonio Fervicino annunciatore del comune di Vicenza di precettare il comune e gli uomini di Torre e il comune e gli uomini di Rovegliana e il comune e gli uomini di Recoaro che per mercoledì prossimo venturo debbano comparire sui loro confini, perché intende “terminare” e segnare la divisione tra i due comuni infrascritti e gli altri, e precisamente i comuni di Valle dei Signori e di Valle dei Conti, in seguito ad ordine ricevuto dalla signoria del signor Mastino della Scala, sotto pena di cento ducati per ciascun comune irremissibilmente non perdonabile.

Martedì 3 settembre di mattina il suddetto Florio ritornò a dare la relazione degli ordini eseguiti.

E mercoledì 4 settembre il decano e gli uomini di Valle dei Signori e di Valle dei Conti condussero il signor Bailardino ad un certo luogo dove si dice: il Gorgo dalla Volta; e là trovarono il sindaco del comune e degli uomini di Torre e molti altri uomini di quel comune, i quali, interrogati sul posto dove intendevano che erano i confini tra loro e i due comuni stessi, risposero unanimemente che hanno sempre udito dai loro vecchi che il Gorgo dalla Volta era uno dei confini. E così fu notato dal notaio infrascritto.

Da quel luogo andarono insieme in un altro luogo, dove si dice: Zoco dalla Nogara; e fissarono un sasso rosso con scolpita sopra una croce.
Da quel luogo andarono in un altro luogo, dove si dice: il Sasso dall’Osello, e di comune accordo lo segnarono come termine.
E da quel luogo salirono lungo un certo spigolo del monte fino alla sommità di quel monte, più alto degli altri, e quel monte è doppio, biforcuto; e là trovarono il decano con molti uomini del comune di Rovegliana e il sindaco. Interrogati costoro dove intendevano che erano i loro confini, risposero unanimemente che dai loro vecchi avevano sempre udito che il vertice di quel monte faceva da termine tra il comune di Torre e il comune di Valle dei Signori e il comune di Rovegliana. Quindi concordemente segnarono quel vertice del monte come termine.

E da quel luogo salirono verso i monti per lo spigolo di un dosso dritto e storto fino ad un certo luogo, dove si dice: Terra Rossa. E là trovarono il decano del comune di Recoaro con molti uomini; i quali, interrogati similmente dove intendevano che erano i loro confini, risposero unanimemente che avevano sempre udito dai loro vecchi che i confini di Valle dei Signori e di Valle dei Conti erano alla Terra Rossa, nonostante che i comuni di Rovegliana e Recoaro fossero indivisi. E là concordemente fissarono un sasso rosso con scolpita sopra una croce per termine.

Da quel luogo andarono in un altro luogo, dove si dice: il Cornetto de Campo Grosso, e fino alla via per la quale gli uomini di Recoaro conducono le travi ossia i “planconi”; e segnarono concordemente quella via come termine.

E quel giorno ormai tardi giunsero ad un certo luogo, dove si dice: da Basal’ochio / Basasenochio/, andarono lì e dormirono, perché là c’era un certo ospizio.

Giovedì 5 del mese di settembre andarono in un altro luogo, dove si dice: il Sasso della Cesilla, e lo segnarono come Termine.

E da quel luogo andarono in un altro luogo, dove si dice: il Baffelam, e similmente lo segnarono come termine.

E da quel luogo fino ad un altro luogo, dove si dice: la Prea Favella, e là segnarono il termine.

E da quel luogo andarono in un altro luogo, dove si dice: il Còvalo dall’Ancusere, e lo notarono per termine.
E da quel luogo andarono in un altro luogo, dove si dice: Fontana d’oro.
E di lì ad un altro luogo, dove si dice: al Campo Fugazza.

E da quel luogo, tenendosi sempre sul dorso, fino al luogo, dove si dice: Prea Fora.

E da quel luogo si diressero sempre verso una certa casupola, che in volgare si dice: la Casa de Novegno, dove ci sono anche i confini dei signori di Castelbarco.

E da quel luogo fino a un altro luogo, dove si dice: Sutta Foi. (sotto i faggi?)

E da quel luogo fino a un altro luogo, dove si dice: Fontana dal Nosellaro.

E da quel luogo, discendendo per lo spigolo del monte Funa (?), che è delle pertinenze del comune di Torre, fino ad un certo luogo, dove si dice: Costa Longa.

E da quel luogo discesero fino al primo luogo, dove incominciarono, che è detto: il Gorgo dalla Volta. E là finirono la loro terminazione e ritornarono all’ospizio della Piazza e lì riposarono.

Il giorno di sabato poi, 7 del predetto mese di settembre, la soprascritta terminazione fu presentata dal signor Bailardino e dagli uomini soprascritti al signor podestà e referendario di Vicenza per suo mandato.

Su istanza dei soprascritti fu proclamata nel solito luogo delle proclamazioni da Girolamo Fiorentino trombettiere del comune di Vicenza e letta parola per parola da Paolo Vicentino notaio al banco del signor podestà e referendario di Vicenza; che se ci fosse qualcuno dei “vicini” che dalla soprascritta terminazione pretendesse di essere torteggiato, debba comparire entro il termine di tre mesi dall’avvenuta proclamazione a difendere i suoi diritti; altrimenti verrebbe giudicata vera e giusta senza alcun errore.

L’anno del Signore mille trecento quaranta tre, indizione undecima. (errato! era il 1342)

E io Giovanni Francesco figlio del fu signor Felippo de Confalonieri da Verona, pubblico notaio d’autorità imperiale, ho scritto e pubblicato questa terminazione.

E la grazia concessa ai due comuni soprascritti dal magnifico signor Mastino è questa:

Attesa la loro fedeltà, specialmente al tempo del suo assedio fatto dal Dominio Veneto per opera di Umbertino da Carrara e Al… vice conte e duca di Milano, sempre furono fedeli, massimamente nel custodire i passi per i quali si va in Alemagna, cioè il sentiero di Campo Grosso e il sentiero della Fugazza, a loro proprie spese; e attesa anche la loro povertà, secondo la relazione fatta dal signor Bailardino, in cui si dice che in quei luoghi non raccolgono né pane né vino, ma vivono solo dall’esercizio del carbone e del bestiame, vivono parcamente tenuissimamente e poverissimamente; perciò, affinché abbiano uno sprone a vivere bene e mantenere la loro fedeltà, lo stesso signore comanda che siano cancellati e annullati dal libro delle fassioni e dei gravami del comune di Vicenza, cioè dagli oneri reali e personali e misti, e dall’ufficio (servizio?) dei carri del comune di Vicenza e da qualunque altro gravame, e dall’ufficio dei Ducali (Dugalium) per quanto riguarda alcune strade o ponti, o altre cose spettanti a quell’ufficio, e da qualunque dazio e imposizione qualsiasi; salvo peraltro che il sale per quelle comunità e per le altre giurisdizioni della medesima comunità siano tenuti a prenderlo dalla nostra càneva (magazzino, deposito) del comune di Vicenza, e precisamente ogni mese per ciascun comune 4 stari e una quarta di sale per ciascuna persona.

Inoltre lo stesso signore comanda al signor podestà e referendario di Vicenza e ai suoi successori e a qualsiasi ufficiale della città di Vicenza che in seguito non debbano molestare, né possano esserne costretti, gli uomini soprascritti, se non soltanto &…

Con ciò il suddetto signore vuole e comanda che quegli uomini con la loro fedeltà in futuro siano tenuti a custodire i passi suddetti, cioè il sentiero di Campo Grosso e il sentiero della Fugazza, fedelmente come hanno sempre fatto, a loro spese; e se sara necessario, per quella custodia possano precettare gli uomini “vicini”, sotto pena ad arbitrio del predetto signore.

Io Antonio Ornandini fu signor Filippo de Ornandini cittadino di Vicenza, pubblico notaio d’autorità imperiale e cancelliere del magnifico e potente signore signor Mastino della Scala, signore di Verona, Vicenza ecc., su mandato del signore suddetto ho redatto in pubblica forma con questo pubblico istrumento questa terminazione e grazia e ho apposto il mio segno all’inizio di questa mia sottoscrizione e ho firmato.

E io Michele figlio di Domenico de Filippi da Valle dei Conti, pubblico notaio d’autorità imperiale, ho rilevato in pubblica forma questo presente istrumento e lo ho trascritto rilevato dall’istrumento originale fatto dal soprascritto notaio Antonio, su istanza e richiesta del sindaco di Valle dei Signori, fedelmente come lo ha trovato nello stesso originale ed esibitomi su richiesta dal sindaco di Valle dei Conti nel mille cinquecento settanta nove, martedì 17 febbraio, indizione 7.ma; in fede di che mi sono sottoscritto e vi ho apposto il segno aggiunto del mio tabelionato.

Lode al Signore nostro Gesù Cristo

Noi Aiace Branzi da Luschi, vicario di Schio e distretto per la magnifica comunità di Vicenza, facciamo fede e attestiamo che il soprascritto signor Michele de Filippi da Valle dei Conti, che ha trascritto l’istrumento soprascritto, come sopra, è un notaio pubblico e legale, di buona condizione e fama; a lui e alle sue scritture qui si presta piena fede e si deve prestare dappertutto.

Scbio, dal Nostro Vicariato, giorno 21 del mese di novembre 1584

Pietrobuono de Zamboni notaio coadiutore ho scritto N°92.