Introduzione

Pompilio Aste

Nasce il 9 agosto 1908, da Albino Aste e Carolina Campagna, a Staineri di Vallarsa. Ha tre fratelli e due sorelle: Emilio, Giuseppe, Olivo, Ida e Pia. Frequenta la scuola elementare nel vicino paese di S.Anna.

Durante la prima guerra mondiale è profugo con la famiglia a Mittendorf, in Austria. Dopo il rientro in Trentino frequenta l’Istituto Magistrale a Trento. Ottenuto il diploma inizia a lavorare come insegnante elementare a Bolzano dove assumerà, nel ventennio fascista, la carica di “Segretario del Fascio”.

Non ho notizie sicure sul periodo di servizio militare, ma presumibilmente all’inizio degli anni trenta è arruolato nel 1° Reggimento Artiglieria “Cacciatori delle Alpi” e frequenta la scuola per ufficiali di complemento (a Foligno?), la foto di copertina è del 1934.

Si sposa, il 24 giugno del 1935, con Itala Visintainer. Il 27 agosto del 1936 nasce il figlio Sandro.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale chiede, ed ottiene, di essere richiamato in servizio militare attivo e diventa capitano. A seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943 viene catturato dai tedeschi (a Lubiana) e inviato nei campi di prigionia, di Polonia e Germania, descritti nel diario.

Dopo la guerra riprende il lavoro di insegnante, fino ai primi anni ’50, ed in seguito è impiegato presso il Provveditorato agli Studi di Trento, dove diventa Segretario Capo.

Raggiunta l’età della pensione trascorre i suoi ultimi anni a Terlago.

Muore il 22 agosto 1985 all’età di 77 anni alla Casa di soggiorno per anziani di Rovereto, viene sepolto per sua volontà nel cimitero di S.Anna, in Vallarsa.

Gli scolari della scuola di S. Anna. Pompilio Aste è in terza fila, al centro, dietro i maestri.

 

 

 

 

 

Il matrimonio.
Pompilio indossa la divisa da ufficiale, accanto a Itala (con i fiori)

 

 

 

 

Foto spedita al nipote Bruno, datata 5 ottobre 1941.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Bandiera del 1° Artiglieria “Cacciatori delle Alpi”

Foto spedita alla sorella Pia, datata 28 giugno 1943.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I “Cacciatori delle Alpi”

Il corpo dei “Cacciatori delle Alpi” composto di tre reggimenti di volontari nasce del 1859, al comando di Giuseppe Garibaldi nominato Maggior Generale dell’Armata Sarda per reale decreto del 17 marzo dello stesso anno, firmato dal presidente del consiglio dei ministri del tempo: C. Cavour.

La brigata fu poi sciolta, i reggimenti cambiarono nome e numero.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale i “Cacciatori” erano costituiti dal 51° e 52° Reggimento Fanteria e dal 1° Reggimento Artiglieria. Impiegati inizialmente sul fronte occidentale furono poi inviati, nel ’41, al fronte, in Grecia e successivamente in Jugoslavia.

Alcuni reparti portavano come distintivo le “cravatte rosse” ed altri, per esempio la banda, le camicie rosse da garibaldini. Sciolti nel ’43 e poi ricostituiti dopo la fine della guerra i “Cacciatori delle Alpi” non esistono più dal 29 agosto 1996. La Bandiera è custodita presso l’Altare della Patria.

8 settembre 1943
E’ per l’Italia la data dell’annuncio, da parte del maresciallo Badoglio, dell’armistizio con gli Alleati e della fine dell’alleanza militare con la Germania. Alla decisione di cessazione delle ostilità con gli anglo-americani non fa seguito però una precisa indicazione su come deve agire l’esercito, soprattutto nei confronti dell’ex alleato tedesco.
Il Re e i membri del governo, preoccupati più della loro sorte che di quella della nazione, si danno alla fuga. E’ l’inizio della dissoluzione dell’esercito italiano, infatti, a causa della mancanza di precise disposizioni da parte dei comandi militari, i singoli reparti si comportano in modo diverso, non coordinato. Molti soldati si tolgono l’uniforme ed indossano abiti borghesi, altri si arrendono ai tedeschi che rapidamente li disarmano e avviano verso i campi di concentramento. Alcuni soldati ed interi reparti rifiutano la resa e danno inizio ai primi episodi di Resistenza (a Roma, a Cefalonia, a Corfù, in Corsica, nell’isola di Lero).
I prigionieri dei tedeschi sono: 22.000 ufficiali e più di 650.000 soldati.

Il testo del comunicato di Badoglio:
“Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi di qualsiasi altra provenienza”.

Note

Il diario, che nella sua prima parte è più corretto definire memoria, perché scritto successivamente agli avvenimenti narrati, inizia l’8 settembre 1943. Racconta la resa ai tedeschi, successiva all’armistizio, a Lubiana. Prosegue con la descrizione della prigionia attraverso i campi di Thorn, Tchesthokau e Cholm, in Polonia, dove inizia la parte definibile diario vero e proprio, con annotazioni datate, ed infine Wiezendorf, in Germania.
Termina il 19 gennaio del 1945.

E’ scritto su un quadernetto-notes a quadretti, con copertina di colore verde scuro, su ambedue le facciate, non numerate, dei fogli.
La scrittura è chiara, di facile lettura, fitta su tutte le righe disponibili. Gli “a capo” sono rari, tuttavia, frequentemente, dopo il punto segue un trattino che nella trascrizione è stato interpretato e tradotto come salto di riga.

Oltre al diario vero e proprio il quaderno contiene tre disegni originali, firmati P. Aste, la formula della “Dichiarazione di impegno” con cui i prigionieri italiani potevano optare per la Repubblica di Salò e passare sotto il comando tedesco e alcune lettere alla moglie Itala e al figlio Sandro, riportati nella trascrizione.

Le lettere sono scritte direttamente sul quadernetto, nell’impossibilità o senza l’intento di spedirle, con lo scopo evidente di farle leggere dopo l’auspicato rientro in patria, o lasciarle a futura memoria, nell’eventualità di un non ritorno. La trascrizione ne mantiene la posizione originale. Per quanto riguarda i disegni, invece, gli originali sono al centro del quaderno, mentre qui sono posti in corrispondenza ai relativi campi. La “dichiarazione d’impegno” è qui riportata alla fine, mentre nell’originale è all’inizio.

Nell’originale sono inoltre presenti: un elenco di libri letti, un indirizzario con i nomi dei commilitoni o compagni di prigionia, una pagina di citazioni letterarie e religiose ed alcune preghiere, che sono stati omessi.

Il diario è conservato dalla sig.ra Pia Aste, sorella dell’autore, che ringrazio per la collaborazione, la cortesia, la fiducia accordatemi e che ha gentilmente acconsentito alla fotocopiatura ed alla riproduzione delle foto di sua proprietà.

Quella che segue è la trascrizione fedele del manoscritto. Ho evitato di aggiungere ulteriori note o commenti, sia perchè le ritengo inutili dato che il testo è di per se comprensibile e scorrevole, sia per rispetto del lavoro dell’autore.

Fabrizio Piazza