L’ambito territoriale e i beni collettivi

Fin dall’inizio, la Comunità di Vallarsa cerca di conoscere con determinazione e di identificare con precisione i confini territoriali entro cui operare. Forse per questa ragione, entra in possesso anche del documento relativo ai confini come definiti da Can Grande della Scala su istanza della Comunità di Valli, documento che risale al 1343 e che è conservato nell’archivio storico del Comune. 
Oltre a ciò, colpisce la tenacia con la quale la Comunità persegue l’acquisto dei beni collettivi: operazione che richiedeva sforzi immani, non solo a livello di programmazione e progettazione, ma soprattutto a livello di autotassazione e di aggravi.
In questo senso, appare emblematica l’acquisizione al patrimonio della Comunità della Putea, ossia della malga Pozze. Messa all’incanto dalla repubblica di Venezia, viene acquistata una prima volta per 250 ducati d’oro, e poi una seconda per altri 400 ducati d’oro. Nello stralcio del documento qui riportato, sono di particolare interesse le modalità dell’asta, l’assegnazione della Putea al vincitore e la precisazione dei confini.

“Dette queste cose, d’ordine dell’infrascritto signor Podestà, per mezzo di Andrea Molimari (mugnaio) banditore della Comunità di Rovereto, fu messa all’asta la cascina (malga) o pascolo dalla Pozza predetto con tutti i suoi diritti oneri e onori come lo teneva e lo possedeva il signor Guglielmo di Lizzana, asserendo lo stesso banditore ad alta voce proclamatoria adintelligenza di tutti quelli ivi, astanti e massimamante di Giacomo e del socio (e) degli stessi di Vallarsa fra quali parti metteva all’incanto lo stesso pascolo o cascina, che per un certo bastone in basso, colui che voleva ricevere la stessa cascina o pascolo dalla Pozza, come sopra, doveva sollevare lo stesso bastone più prontamente affinché gli fosse data la stessa cascina; e posta la stessa cascina o pascolo a offerta delle parti “pro parte” andasse fino a quattrocento ducati (‘ire ad ducatos’), con tutti i patti, termini, condizioni come era stata messa all’incanto dapprima: Jechele fu Bertoldo di Vallarsa sollevò più rapidamente (di altri) lo stesso bastone a nome della propria comunità di Vallarsa per gli stessi quattrocento Ducati.
Innalzato così il bastone dallo stesso (Jechele) al nome di cui sopra, lo stesso signor Podestà assegnò la stessa cascina (malga) dalla Pozza allo stesso Jechele al nome di cui sopra, come alla persona che aveva alzato più prontamente lo stesso bastone, e ciò in esecuzione alla predetta lettera a lui indirizzata. I confini poi della stessa cascina o pascolo dalla Pozza o della Pozza, sono gli infrascritti, vale a dire:
E per primo verso Rovereto confinano col monte di Bazolo, confina immediatamente (‘in mediate’ = in medietate) verso la metà del Colle di Santa, e ivi sono affissi i termini, passando in basso per il Col di Santa a “Col de Levore” e dal Colle della Lepre in linea retta confina con la Comunità di Terragnolo e venendo verso Rovereto sopra la Fontana fredda sotto il Covelo di Bazolo, e confina dalla Valle fino al fonte predetto, verso mattina confina col monte e pascolo di Besort e confina anche con la Comunità di Terragnolo, da un lato verso mezzogiorno confina col Cosmagnone e anche con Vallarsa o masi.
I confini sono stati fissati dalle parti contendenti (nella festa di Pentecoste); vista la cavalcata da noi fatta nella detta festa di Pentecoste sopra il detto posto della contesa con la considerazione dei luoghi predetti da noi fatta ad occhio e visti altri termini e certa comparizione di ser Giovanni di S. Felice procuratore di quelli di VaIlarsa insieme con gli uomini e i Sindaci di detto Comune e di ser Tome dai Cerchi di quelli di Trambileno col Massaro e Sindaci di detto Comune e stabilito un termine ad ambe le parti, tuttavia a richiesta di quelli di Vallarsa di andare a cavallo e a piedi sul luogo della differenza, e vista la cavalcata fatta per la seconda volta da noi sul luogo in contestazione e la diligente considerazione da Noi avuta con i testimoni pastori (di pecore)…”

Ma le vicissitudini della malga Pozze non finiscono qui: con la recessione di Venezia del 1509, viene rimessa in discussione anche la proprietà a suo tempo acquisita, come del resto testimonia una pergamena del 19 maggio 1544. In essa il Vescovo Cristoforo Madruzzo dichiara:
“…si è presentato Nicolò Lindegg fiscale di Rovereto come procuratore degli uomini di Vallarsa esponendo che detti uomini da tempo immemorabile possedettero un pascolo detto il pascolo A Putea (Pozza) sul monte “Bazulo”, territorio di Rovereto che confina con la Comunità di Terragnolo e masi di Vallarsa”.
L’investitura che conclude tutta questa laboriosa vicenda, si fa definitiva solo neI 1700.