Altre iniziative realizzate con i proventi della comunità

Nel 1700, la Comunità di Vallarsa promuove interventi sociali, culturali e religiosi di sorprendente portata in rapporto ai mezzi a disposizione; un modo del tutto nuovo e inedito di investire i proventi del patrimonio comune secondo i bisogni del tempo. 
La Pubblica Regola viene ripetutamente convocata per decidere l’erezione del campanile: a destra o a sinistra della chiesa, a ridosso della stessa oppure isolato per non danneggiarne le mura; si delibera in merito al maestro dei lavori, agli “spezzapreda”, al marmista, e si provvede al taglio dei boschi per disporre del capitale necessario.
Infine, iniziati i lavori, la poderosa opera viene portata a termine in soli cinque anni; e al compimento, la Comunità vi pone la seguente epigrafe con inciso il proprio stemmma:
“Questa torre dedicata a S. Vigilio, col denaro della Comunità e con l’opera gratuita della popolazione, fu cominciata nel 1767 e fu completata nel 1772; nel medesimo anno furono fuse sei campane e benedette dal Rev.ma don Francesco Ridolfi vicario, mentre era parroco Andrea Prezzi. Stemma della Comunità”.
Quando la Pubblica Regola viene convocata per l’approvazione del progetto e del preventivo di spesa per il concerto delle campane, esprime il suo consenso in un modo del tutto insolito e carico di umana partecipazione. Infatti tutti i presenti gridarono ad una voce “si faccino le campane”; e il loro suono sembra prolungare nei secoli questa voce che invita all’unità.
Le campane vengono fuse nell’orto della canonica, ed anche sul campanone la Comunità vuole il proprio stemma quasi a ripetere che le campane sono la voce della Comunità: sì, perché aprivano e chiudevano la giornata, invitavano alla preghiera, aiutavano a fare festa, accompagnavano ogni Figlio della Valle per la vita e per la morte, mentre la campanella più piccola scandiva il ritmo dell’orario scolastico… Esse facevano della Valle un sacro tempio dove l’uomo sapeva vivere in sintonia con la natura seppur aspra e difficile.
Nello stesso periodo si dà inizio al servizio scolastico, infatti nel decreto di Regola del 22 settembre 1776 si legge:
“…fu parimente esposto che l’Ill.mo sign. Capitanio desidera e vuole che la Comunità sborsi annualmente fiorini 30 ad un religioso che insegni alli ragazzi a scriver e leggere. Il che ben inteso fu ordinato che il Rev.mo Arciprete si trovi un religioso che abbi la confessione e che debba insegnare alle creature”.
“Insegnare alle creature”, sono parole che superano di gran lunga il documento burocratico perché così pregne di profonda umanità.
Qualche anno prima, con il decreto di Regola del 10 marzo 1765, si provvede anche alla elezione degli archivisti e risulta che, fatta la “balotacione”, viene scelto e nominato il dottor Pezzini.
Ma nello scorrere i decreti della Regola di quest’epoca, ci si imbatte continuamente in una miriade di iniziative che non mancano di stupire ancor oggi:

– viene istituita la condotta medica e approvato apposito regolamento per cui il medico doveva risiedere in una delle tre Ville, quella di Piano, di Piazza o di Corte;
– si dà avvio al servizio veterinario;
– con due infermiere a pagamento, si organizza l’assistenza degli ammalati a domicilio;
– si manda una donna a specializzarsi in ostetricia;
– l’Amministrazione della Comunità si pone come mediatrice per far giungere il grano e per far diminuire il dazio sul vino;
– vengono istituite le osterie, quali punti di ristoro per i viandanti;
– si autorizza una o due capre per “fuoco” (famiglia) per salvaguardare e contenere i danni al patrimonio;
– e infine, le chiese sorte nelle varie frazioni iniziano in autonomia il loro cammino.