Il ritorno e la ricostruzione

Il ritorno e la ricostruzione

In quel tempo c’era tanto lavoro e si stava bene in Liguria, ma tutti vollero tornare a casa. Rimasero laggiù solo una ragazza ed un uomo che poi si sposarono e ora ci sono i loro figli (Fiorentina Lorenzi).

È arrivato il 4 novembre del 1918 e gli ufficiali giravano nei baraccamenti per dire che potevamo rimpatriare (Emilio Maraner).

La gente piangeva perché si era persa la guerra e non si sapeva cosa ci aspettava. Chi voleva fermarsi poteva farlo, ma quei pochi rimasti sono tornati l’anno dopo. Siamo tornati con il treno e abbiamo portato con noi qualche macina per l’orzo e per il grano, qualche “chicchera” e “pignatta”. Ci siamo fermati qualche giorno a Rovereto e poi siamo andati a casa. I paesi erano distrutti. Ad Anghebeni le case erano crollate. Qui a Staineri le case erano tutte in piedi, solo i muri però, perché ad entrare e guardare in alto si vedeva il cielo (Emilio Maraner).

Il quadro che i profughi trovarono alloro rientro era desolante. Della Riva non v’è neppure una casa abitabile. Della canonica non restano che i muri. Dal fondo degli avvolti si vede il cielo; ciò che aveva nome legno, tutto, tutto fu asportato, strappato e segato dal militare. Qua e là effetti di granate (da un documento lasciato da don L. Conta).

I danni furono, in effetti, ingenti. Il seguente prospetto riportante le stime effettuate in merito dalla commissione appositamente costituita, ce ne dà un’idea.

Stima dei danni materiali causati dalla guerra in Vallarsa

VALORE 1919 VALORE 1981
1 – campagne, boschi e pascoli per mancato raccolto
per distruzione, deterioramenti ecc.
3.980.613
3.997.426
2.401.670.000
2.411.814.000
2 – edifici per mancato affitto
per distruzione, deterioramenti ecc.
148.750
11.610.641
89.747.000
7.005.003.000
3 – mobilio 963.737 581.463.000
4 – biancheria e vestiario 963.740 581.465.000
5 – attrezzi rurali 963.740 581.465.000
6 – bestiame 319.366 192.687.000
7 – scorte agrarie 1.440.600 869.174.000
TOTALE 24.377.726 14.714.488.000

Oltre ai paesi anche campagne e boschi erano in condizioni pietose. Ouando siamo tornati, in tutto il fronte non si trovava un albero tanto grande da poter mettere la testa all’ombra (Giuseppe Gios).

Dapprima la gente abitava nelle poche case rimaste in piedi. La nostra casa era distrutta e in un primo tempo siamo andati a vivere nella casa dei “Rocchi” che non era stata abbattuta (Assunta Raoss). Poi si iniziò a costruire delle baracche. La costruzione delle baracche è lenta, per non dire ferma, finché dura l’inverno. Probabilmente non saranno abitabili prima di aprile-maggio (don L. Conta). Successivamente si pose mano alle case. La ricostruzione delle case è incominciata ad opera del Genio Militare, ma “alla grossa però”, se i travi erano corti venivano congiunti in qualche modo; nei pavimenti fra un’asse e un’altra si poteva far passare la mano. L’importante era però poter entrare in casa (Emilio Maraner).

Nonostante i problemi collegati con l’incertezza sul futuro e quelli relativi al cambio della moneta dei soldi tedeschi che avevamo, abbiamo perso il 40% con il cambio. Si sono formate delle cooperative e con un anticipo sui danni stimati un po’ alla volta, si inizia la ricostruzione (Assunta Raoss).

La guerra fece comunque delle vittime anche dopo la sua conclusione. C’erano bombe e munizioni dappertutto. La chiesa di Parrocchia era in rovina e si andava a Messa a Raossi. Mi ricordo che ero appena entrato nella stanza per la Messa quando due ragazzi della mia età mi hanno chiamato per andare con loro. C’era mio padre e non ho potuto muovermi. Finita la Messa ci siamo avviati verso Piano. Nella Val della Piazza, vicino al torrente c’era un deposito di munizioni. Quei due ragazzi erano andati là a cercare petardi. Cosa abbiano fatto non si sa, ma improvvisamente abbiamo sentito un boato e si è visto il tetto della baracca saltare per aria. Uno dei due è caduto in acqua, le fiamme che si erano appiccate alla giacca si sono spente e si è salvato. L’altro è stato trovato, schiacciato sotto il muro della parete, dopo alcuni giorni (Emilio Maraner).

Molte altre vittime ci sarebbero poi state fra i recuperanti. Iniziava così un nuovo periodo di miserie e di fatiche per la gente della Vallarsa.