I recuperanti

I recuperanti

Era il 1922; sulle montagne si trovavano tanti sdrapnel rimasti dalla guerra. Quattro ragazzi di Anghebeni, tutti sui vent’anni circa, quel giorno raccoglievano gli sdrapnel e li portavano alla busa della sabbia, sopra Anghebeni; battevano poi le bombe, dove hanno la vera, cioè verso la punta sui sassi finché la vera si muoveva. Le punte venivano via e ne estraevano le pallottole di piombo. Gli stessi ragazzi, qualche giorno dopo, sono saliti sul Corno sempre al lavoro del recupero delle bombe. Erano: Angelo (Rizzo), Tullio (Franzeschin), Agostino (Casaro), Mario (Contin). Lassù raccoglievano le bombe di grosso calibro e le segavano per farne uscire l’esplosivo. Il pericolo consisteva nel fatto che la sega faceva attrito segando il ferro e questo si surriscaldava. I ragazzi levavano l’inconveniente versando acqua nel taglio che faceva la sega. Quel giorno, forse perché non avevano acqua a sufficenza o per altro, una bomba è scoppiata. Tullio e Angelo erano scesi di corsa in paese per chiedere aiuto. Il tremendo boato era stato avvertito dalla gente e tanti presagivano qualche cosa di brutto. Io stavo lavorando a costruire una casa, proprio quella dei Tabachini. Quando ho visto i due, ho lasciato lì tutto e assieme ad altri abbiamo improvvisato una barella e su verso il Corno quasi di corsa. Lassù Agostino era morto e gli si vedeva una piccola ferita sulla testa, davanti quasi sulla fronte. Mario aveva la faccia asportata quasi per metà; sbattuto fra i sassi, quasi sull’orlo del precipizio, aveva la coscia frantumata ed era tutto inzuppato di sangue, ma ancora vivo; continuava a muovere la testa ma non era conscio. E vissuto ancora un’ora. Noi abbiamo messo i corpi nei sacchi e legati sulle barelle e giù per il Fanepon. Chi stava davanti nel portare le barelle si è trovato con le braghe inzuppate di sangue. Ancora una volta il paese aveva pagato con due giovani vite (Albino Aste).